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Giocattoli e stereotipi di genere

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“Rasatura sempre perfetta”, 2017

Questa proposta, le cui foto qui presenti non sono che un campione di un progetto più esteso, vuole mettere l’attenzione sui giocattoli come veicolo di stereotipi di genere.

L’idea è nata in un negozio di giocattoli: una nonna, in cerca di un regalo di Natale per la nipotina, si è presentata alla commessa chiedendo informazioni su ciò che teneva in mano. “Signora, questo è un planetario”, rispose la commessa, “è più un giocattolo da maschio, alle bambine non interessano le stelle”. E l’ha indirizzata verso una immensa parete rosa colma di bambole, trucchi, accessori per la pulizia.

Così come la piccola Gertrude deve giocare con una bambola-suora per prepararsi al suo futuro come monaca di Monza, oggi regaliamo ai nostri figli e alle nostre figlie giocattoli che forse ancor più di 30-40 anni fa ci ossessioniamo a caratterizzare come “per maschi” e “per femmine” e che dovrebbero già definirne ruoli e percezioni del mondo. Ad esempio, la Lego negli anni ‘70 era orgogliosa nella propria pubblicità di presentare i mattoncini come unisex, poiché “la fantasia non ha genere”; oggi suddivide mattoncini e ambientazioni da femmina e da maschio.

Ogni stereotipo è una semplificazione: il problema non è che una bimba desideri una bambola e un bimbo una costruzione, bensì il limitare l’esplorazione di nuove possibilità, nuovi talenti e nuove avventure.

Complice la crisi di valori e ruoli classici, tipica della complessa epoca attuale, assistiamo a un ritorno di un certo conservatorismo che è piuttosto funzionale a quel marketing nell’industria dei giocattoli che dipinge rigorosamente le scatole di rosa o di azzurro, indirizzando gli acquisti per genere. E’ così che un planetario diventa un giocattolo “da maschio”, assieme ai giochi di costruzione e di intelligenza che sulle confezioni riportano prevalentemente immagini di bambini; è così che i giochi di cura, affari domestici e “bellezza” restano prerogativa delle bambine. E questo nonostante i cambiamenti sociali sotto i nostri occhi dove giovani adulti, in aggiunta ai ruoli tradizionali, desiderano anche essere padri amorevoli e uomini indipendenti nella gestione domestica, e le nuove donne accedono volentieri a tutti quei mestieri un tempo appannaggio solo degli uomini e non disdegnano arrangiarsi per riparazioni domestiche e cura della propria automobile.

Questo senza essere “meno donna” o “meno uomo”.

Questa è la chiave di lettura dei giocattoli esposti. Si desidera provocare una sorta di “corto circuito” nello spettatore, rendendo immediatamente evidente quanto i nostri occhi siano già educati alle lenti di questi stereotipi.

Il ribaltamento dei ruoli è solo apparenza. Non è questo il cambiamento che si vuol suggerire, in quanto si resterebbe all’interno di un sistema duale dove a ogni genere corrisponde una sola opportunità. Quel che invece preme è portare la riflessione sull’apertura di varie possibilità dell’essere, tradizionali o meno.

I giocattoli in mostra vogliono rendere visibile un qualcosa che ufficialmente si tiene ancora nascosto e lo fanno con un pizzico di ironia ma con un concreto riferimento alla vita reale degli adulti che i nostri figli saranno. E’ possibile che le bambine adorino l’avventura quanto mettere un rossetto, che le ragazze provino piacere nel sentirsi capaci di riparare un rubinetto o un lampadario rotto, che oltre che “la velina” da grandi desiderino pilotare un aereo. E’ possibile che ai bambini piaccia pensarsi come padri attenti, che possono concepire una mascolinità non in contraddizione con la cura del corpo e che contempli l’essere indipendenti il più possibile, anche nella cura domestica.

Espandere piuttosto che contrarre. Aprire invece che costringere. Attenti ai segnali che arrivano dalle uniche e ineguagliabili personalità di bimbi e bimbe ricordando che questo è il regalo più grande che come educatori possiamo fare loro: sostenerli nella ricerca di sé come esseri il più possibile indipendenti. Troppo spesso definiamo come “natura” ciò che è solamente “cultura”.

Foto: Angelo Demitri Morandini

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Mantello sempre in ordine, 2017

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1 pensiero su “Giocattoli e stereotipi di genere”

  1. ogni bambino e bambina deve avere i giocattoli che vuole. Una bambina vuole la Barbie o i trucchi e roba del genere? Ok. Una bambina vuole le costruzioni, il planetario? è oklo stesso. Idem per i bambini maschi, e se un negoziante dice che il tal gioco è “da maschi” non ascoltiamolo.

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