Cosa sono “i graffiti”?
Nonostante i muri siano spesso dipinti anche con figure, l’anima di questa forma d’arte, ciò che l’ha resa rivoluzionaria e ancora oggi controversa, è proprio l’evoluzione artistica della lettera dell’alfabeto.
In realtà il lettering artistico non è totalmente nuovo.
Un’antenata occidentale della lettera artistica è la miniatura medievale, dipinta con pazienza dai monaci come capo-lettera dei capitoli dei manoscritti.

Il senso di scrivere artisticamente il proprio nome può essere colto se pensiamo al valore che diamo agli oggetti personalizzati con le proprie iniziali o, appunto, con il nome.
L’immagine figurativa è spesso immediatamente decifrata dal cervello, la scritta invece richiede un maggiore impegno e la conoscenza dei codici estetici che regolano diversi stili e diversi approcci.
Proprio per la non immediata comprensione, la scritta viene spesso bistrattata e considerata a torto mero vandalismo. In realtà c’è un enorme studio dietro ogni graffito: nel progettarlo, nell’apprendere la tecnica di utilizzo degli spray e nel muovere con sicurezza e precisione il proprio corpo nello spazio anche molto ampio di un muro, una sorta di danza per cui si dipinge non solo con la mano o con il braccio, ma con tutto il corpo.
Non troppo dissimile all’arte dell’architettura, anche la lettera viene pensata come un corpo fisico, con un “peso”, un “equilibrio”, un “asse”, una “direzione”, un “ingombro”.
La scritta nella sua interezza è un insieme di lettere e anch’essa normata secondo differenti canoni estetici a seconda degli stili.
La scritta quindi è un dare “corpo” a un insieme di suoni, quelli della parola pronunciata. Ancora di più, è dare corpo al suono del proprio nome (tag), che spesso è un nome d’arte scelto dal writer stesso come a simboleggiare una sorta di seconda nascita.

Iniziato a maneggiare i primi spray circa nel 1995, da quasi subito mi sono appassionata proprio all’evoluzione artistica della lettera, facendo mio lo stile “wild style” newyorkese. Tuttavia la voglia di aggiungere del personale a uno stile fin troppo condiviso, ha aperto la strada alla sperimentazione.
Casualmente, una bozza creata su un foglio trasparente di carta da lavagna luminosa ha prodotto sulla mia scrivania un riflesso che dava l’impressione di sdoppiare le lettere. Era la fine degli anni 90. La mia ricerca è allora andata nel senso dapprima di riprodurre quello stile sdoppiato, che ho chiamato “doppio lettering”,

in seguito ho trasformato il concetto di “doppio lettering” tentando di dipingere due differenti scritte intrecciate in una, giocando principalmente con la ricerca di forme alternative al classico graffito dipinto nello spazio di un “rettangolo” e con le simmetrie. Un lungo lavoro di incastro e gestione degli spazi.


Questo ha aperto la strada al mescolare la lettera con l’arte celtica, sia questa intrecciata come in un doppio lettering, sia questa solo elemento decorativo della lettera singola. La suggestione di coniugare l’antico e il moderno all’interno del linguaggio dei graffiti mi ha ispirato per lungo tempo. La sintesi delle dicotomie è tutt’ora un principio che orienta la mia ricerca in tutti i campi della vita.


Contemporaneamente, la ricerca delle forme è sfociata nella trasformazione del lettering in un preciso oggetto, come nel caso dell’omaggio al Barone Rosso del celebre cartone animato “le corse più pazze del mondo”, dove il lettering diventa la sua automobilina-aeroplano.

I puppets, i personaggi figurativi, laddove ci sono, si configurano come accompagnamento del lettering e mai come protagonisti.
Nell’ultima fase sono tornata a dipingere lettering “singoli”, curando le lettere una a una ma prestando particolare attenzione alla forma della scritta.
E’ così che un graffito può diventare un drago, un’orsa, uno squalo, un cavallo… giocando con le lettere per creare forme, mescolando anche simboli spirituali e mitologia (Clicca qui per vedere le foto).